Lo smart working come primo passo verso la digitalizzazione

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A prescindere dal colore delle regioni, ricorrere al digitale diventa un requisito fondamentale.

Che si tratti di zona rossa, arancione o gialla, la parola chiave del lavoro in Italia del 2020 è smart working. Di punto in bianco, tutto il paese è passato da un colore all’altro dovendosi adattare velocemente a nuovi strumenti per poter continuare a lavorare: piattaforme digitali, sistemi erp, chat e cloud sono finalmente entrati a far parte della quotidianità del lavoro di molti.

Lo smart working, nelle sue varie accezioni e sfumature, continua a essere la modalità di lavoro prediletta e imposta data l’emergenza Coronavirus, accelerando il processo di digitalizzazione di aziende, scuole e PA e imponendo un cambio di mentalità in merito al lavoro dipendente.

Il lockdown dello scorso anno ha stravolto la quotidianità di migliaia di lavoratori, facendo nascere una nuova consapevolezza su tempi e modalità del lavoro dipendente. Il lavoro da casa è stato frutto di una repentina necessità e non di un adeguamento pianificato a una dimensione lavorativa che per molte aziende europee è pratica avviata già da molto tempo. Lo smart working, per essere davvero tale, necessita di un modo completamente nuovo e rivoluzionario di concepire il lavoro, non più focalizzato sul mero svolgimento delle attività, ma sul raggiungimento degli obiettivi.

Nonostante ciò, i dati dimostrano come il fatturato e la produttività siano aumentati per le aziende dei settori che hanno saputo adattarsi meglio al cambiamento. L’obiettivo comune dovrebbe quindi essere rivolto alla più totale digitalizzazione dei flussi e dei sistemi per poter continuare a garantire efficienza e operatività.